PERCHE'
IL FLAMENCO SI CHIAMA FLAMENCO? Si sono proposte diverse teorie e spiegazioni, ma di nessuna si può dire che sia definitiva e completamente certa, dall'origine olandese del termine fino all'origine araba e moresca, senza dimenticare alcune interpretazioni curiose e burlone. Si sono proposte molte teorie, spiegazioni ed interpretazioni. Alcune furono respinte subito, altre hanno goduto del favore di molti studiosi e, perfino, hanno originato appassionate discussioni storiche e filologiche. El Diccionario de la Real Academia Española de la Lengua (DRAE), raccoglie varie accezioni del termine "flamenco”, tra le quali si trova quella che c'interessa: si dice di certe manifestazioni socioculturali associate generalmente al paese gitano, con speciale riferimento in Andalusia, risultano anche interessanti le accezioni: "naturale delle Fiandre" e "appartenente o relativo a questa regione storica dell'Europa." Tanto il DRAE come il Dizionario Diccionario Crítico Etimológico Castellano e Hispánico de Joan Corominas, derivano il termine "flamenco" da flaming che significa proprio naturale delle Fiandre in olandese, lingua dei Paese Bassi. Questa etimologia è la più persistente, ma ogni autore ha tracciato una distinta evoluzione semantica del termine per spiegare come si arriva dal significato originario all'attuale. Col significato di 'naturale delle Fiandre", il termine "flamenco" cominciò ad utilizzarsi per designare le persone di carnagione rossa, come i nativo delle Fiandre, per considerarsi questi il prototipo della gente nordica e contrastare chiaramente con la popolazione romanza, di colore più bruno. Il termine si applicò anche, dovuto al colore rosso, al fenicottero, collo e zampe molto lunghi, piumaggio bianco sul collo, petto ed addome, e rosso intenso in testa e resto del corpo. Si è attribuito anche origine araba e moresca al termine "flamenco". Non mancano neanche le proposte curiose né burlone. Più tardi, il termine acquisisce connotazioni spregiative. "Il motivo è il sollevamento delle Fiandre, allora un possesso spagnolo che si prolunga durante tutto il secolo XVI e parte del XVII e che finì con la nascita degli attuali Paesi Bassi. Dopo questa guerra, gli spagnoli identificarono i nativi delle Fiandre come gente ribelle e perfino di malaffare. Da qui si estese ai gitani, sui quali ricadeva anche brutta fama, e, dopo, il termine si specializzò nell’indicare il cante gitano ed andaluso. Ci sono altre proposte che partono dall’olandese, flaming, ma elaborano un'altra storia. Una di esse afferma che il termine flamenco si deve alla presenza di cantaores flamencos nella corte spagnola di Carlos V durante il secolo XVI. Da qui la denominazione si trasferì ai cantaores popolari andalusi e gitani che in raggruppamenti denominati "zambras" partecipavano anche a cerimonie e solennità religiose. Un'altra teoria afferma che si incominciò a chiamare flamenchi i gitani, per i numerosi gitani spagnoli che servirono nei Tercios de Flandes, durante la guerra delle Fiandre. A loro volta erano ricompensati con privilegi vari, come quello di permetter loro di esercitare i loro mestieri tradizionali, nonostante le leggi non lo consentissero.
Un'altra
teoria allude all'origine araba del termine.
BREVE
STORIA DEL FLAMENCO Ancor oggi, agli albori del XXI secolo, il popolo Gitano rappresenta la fonte principale dalla quale è possibile attingere informazioni sulla vera origine del Flamenco. La Spagna si potrebbe definire come una terra che già dal 1600 ospitava molteplici forme etniche, contribuendo alla fusione di melodie e ritmi che gli stessi Gitani, a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, si impegnarono a plasmare per ricreare una nuova identità musicale. Il Flamenco nasce quindi dalla fusione di ritmi moreschi, ispanici e afro, con riferimento alla popolazione africana aumentata di numero a causa del traffico schiavista verso le colonie americane, dando vita ad una musica Amulatada (radice africana ispanizzata), e dal folklore delle colonie spagnole d'oltreoceano con la musica cubana, che alimentava la Spagna con ritmi e gestualità dell'Habanera (che ha influenzato il Tango gitano), della Guajira e della Milonga, generando il gruppo di stili detti di "Ida y Vuelta" (Andata e Ritorno). La Spagna non viene umiliata di fronte alle innumerevoli influenze di importazione, perché il popolo gitano, che ancora oggi rappresenta una realtà consistente della società spagnola, rappresenta la mano che ha saputo impastare ciò che di musicale si era depositato in Andalusia. Per ovvi motivi il Flamenco ritrova la sua vera paternità nei Gitani; la sua espressione rispecchia la condizione di questo popolo nomade che per raggiungere l'eguaglianza all'interno della società è stata costretta a sacrificare la propria identità. Nel canto, forma di espressione che vede la variante andalusa del castigliano, ritroviamo il malessere propriamente zingaro, nel quale si racchiudono gioia, dolore, morte, amore, riuniti nel "Duende" (frutto del dolente sussulto dell'anima gitana). Con la spettacolarizzazione del flamenco la denuncia zingara è riconosciuta, retribuita ed acclamata. Nei Cafés gli artisti flamenchi si esibivano, condividendo il palcoscenico con gli artisti boleri, i quali hanno attivato una corrente di scambio e prestiti, dai quali nacquero le prime soluzioni coreografiche e le caratteristiche tecniche. Oggi nei teatri si riconosce un flamenco sempre nuovo, perché è sempre capace di dialogare e di integrarsi con nuove tendenze, come è accaduto con il Jazz, il Rock, la chitarra classica e il Blues. Si può quindi considerare come un'arte che nasce e si evolve grazie alla "contaminazione". IL FLAMENCO COME BAILE Il baile è senz’altro l’espressione dell’arte flamenca più popolare tra il grande pubblico il quale, di solito, considera il toque e il cante semplici strumenti di accompagnamento all’esecuzione del bailaor. Il baile flamenco è una danza assolutamente individuale: le coreografie con più persone o i passi a due sono, infatti, solo il frutto della trasposizione del flamenco dai cafè cantante al teatro. È una danza astratta, non narrativa, che non interpreta storie, ma stati d’animo. Durante la sua interpretazione il bailaor può passare dalla malinconia alla gioia sfrenata in un crescendo di sfumature intermedie, che sono comprensibili e individuabili da parte del pubblico solo se l’interprete ha le capacità artistiche per trasmetterle. Nel baile, come del resto in tutto il mondo flamenco, conta soprattutto la capacità espressiva dell’interprete: il possesso di una buona tecnica, certo, ne esalterà l’interpretazione, ma non potrà mai darsi il contrario. Se emerge solo la tecnica il baile non arriva al pubblico, che resta indifferente all’esibizione di virtuosismi apprezzabili solo dagli addetti ai lavori. Nel flamenco non ci sono grandi salti, né triple piroette o spostamenti spettacolari; il flamenco, anzi, è una danza orientata verso l’interno, introversa, tellurica, con movimenti eseguiti con gravità, rivolti verso il basso, al contrario di quanto avviene nella danza classica dove tutto è leggerezza ed elevazione. Per questo il baile flamenco non ha bisogno di grandi spazi e trova la sua ambientazione ideale nel tablao o nel teatro di piccole dimensioni, dove è possibile un rapporto più diretto con il pubblico. Ogni palo esprime atmosfere e Stati d’animo, dalla tragedia all’allegria: malinconia, gioia, tristezza, ira, tenerezza, disperazione, gioco, scherzo… II buon bailaor deve saper cogliere lo spirito di ciascun palo per interpretare lo stato d’animo corrispondente secondo la sua particolare sensibilità, che deve però sempre rispondere al modo di sentire Andaluso e flamenco.
L’interprete ha nel flamenco una fusione catartica
più che ludica, e tale funzione può esercitarsi soltanto attraverso il
coinvolgimento totale del pubblico.Il baile ha eseguito passo passo la
formazione dei vari stili (palos) del flamenco, nel passaggio da danza
spontanea e familiare a forma di spettacolo, dal cafè cantante in poi.
Tuttavia la storia del baile presenta caratteristiche peculiari, frutto
delle molteplici influenze che hanno contribuito a creare ciò che oggi
chiamiamo baile flamenco.Il baile flamenco può essere diviso in cinque
specie:La escuela bolera - I bailes de candii - Il baile nei cafès
cantares - Il ballet flamenco - Il baile nei tablaos. L'ESCUELA BOLERA
I balli della escuela bolera sono danze di origine
folcloristico - popolare che vennero introdotte nei saloni
dell’aristocrazia, nei teatri, e a volte addirittura nell’Opera come
intermezzo. Mentre nelle Academias de Baile si insegnavano i
nuovi stili della escuela bolera, nei bassifondi delle città andaluse,
in quartieri come Triana a Siviglia, o il Sagromonte di Granada,
venivano eseguiti atipi di danze. Le danze ballate in tali locali
erano molto diverse da quelle della escuela bolera, anche se alcune
delle danze come la rondeña, probabilmente ne avevano subito
l’influenza. Molte di queste danze venivano eseguite a coppia e
accompagnate da nacchere, tamburelli, vihuelas e chitarre.Lo zorongo è
una delle danze che furono più popolari fin dal XVIII secolo, le altre
danze di cui ricaviamo notizia dalla letteratura sono il tango, il polo,
e la caña.
IL BALLET FLAMENCO
Il baile, così come era interpretato nei cafè
cantantes, era caratterizzto da libertà espressiva, spontaneità,
freschezza e profondità che dipendevano soprattutto dalle capacità
espressive e dall’ispirazione dell’interprete. Nel ballet flamenco, invece, il senso intimo e
personale del baile si perde. Le coreografie di più elementi che
caratterizzano questo genere di spettacolo, infatti, richiedono studio e
prove ripetute per realizzare la perfetta sincronizzazione di tutti gli
elementi che agiscono all’unisono. Diventano quindi importanti la
scenografia, le luci e i costumi, che servono a dare una dimensione
scenica all’argomento o alla trama del balletto. Malgrado ogni contaminazione,
tuttavia, anche nel ballet flamenco continua a rimanere qualcosa del
flamenco in senso proprio. Molte rappresentazioni di ballet, avevano
come intermezzi alcuni pezzi di flamenco, per esempio le alegrìas e la
farruca. Spesso i balletti di maggior caratura musicale si basavano su
un’orchestrazione di ritmi flamenchi: in El amor brujo, per esempio, il
Ritual del fuego e il Fuego fauto sono evidentemente il frutto di
un’elaborazione orchestrale dei ritmi, rispettivamente, della zambra e
della buler’ìa. Lo stesso si può dire per El Corregidor y la Molinera,
ispirata a El Sombrero de tres picos di Ruiz Alarcòn, dove compaiono
danze come la farruca (del molinero) o il fandango (de la molinera).
Anche se vi compaiono
artisti flamenchi non si può parlare davvero di ballet flamenco fino al
1929, anno in cui Atonia Mercè “La Argentina” presenta all’Opera Comique
di Parigi il suo Ballet Español. La Argentina, bailaora e bailarina
dotata di grandi capacità interpretative e coreografiche, ebbe un ruolo
fondamentale nella rivalutazione della danza spagnola che arricchì di
elementi tratti dal folclore, tra i quali l’uso delle nacchere, cui
diede nuove sonorità, e dal flamenco, compiendo però, un processo di
stilizzazione degli aspetti più laceranti e violenti propri del baile
gitano.
Artista coraggioso, Escudero apportò diverse innovazioni al baile: fu il primo a interpretare la siguiriya, fino ad allora sacralmente riservata al cante, introdusse l’uso di nacchere metalliche, di antica provenienza mediterranea, e soprattutto fu il primo a eseguire passi di flamenco nelle opere di Falla, Turina e Albenìz. L’opera avviata da Escudero e dalla Argentina fu proseguita da Encarnaciòn Lòpez “La Argentinita”, che introdusse scene di cante e baile e canzoni popolari nel repertorio della sua compagnia.
La sorella Pilar Lòpez, che si rivelò un’ottima
interprete e coreografa, seppe ampliare il repertorio flamenco rendendo
ballabili molti cantes tra cui la serrana e i caracoles. Questi ballet
riscossero un grandissimo successo e favorirono la nascita e l’attività
di nuove compagnie, come quella di Luisillo, di Maremma, di Josè Greco,
di Manolo Vargas o di Roberto Ximènez. In quegli anni però, un autentico
tornado stava attraversando la Spagna e il mondo. Una gitana di Barcellona, con la sua danza puramente gitana, di una forza devastante, era diventata l’incarnazione vivente del flamenco: Carmen Amaya. Carmen Amaya (1913-1963) rappresentò un vero fenomeno del baile. Dotata di un’energia e di una velocità straordinarie, fu la prima donna che ballò zapateado come un uomo, ma con una forza interpretativa e una passionalità travolgenti. Costituì la prima compagnia composta solo da gitani e con un repertorio escusivamente flamenco, con la quale si esibì in molti paesi stranieri, ovunque famosa e ammirata. Tra la fine degli anni Venti e gli anni Cinquanta, attraverso l’opera dei grandi interpreti, il baile stava progressivamente e profondamente cambiando, da una parte stilizzandosi nelle forme del ballet flamenco, dall’altra continuando ad arricchire e a sviluppare il repertorio includendovi, e rendendo con ciò ballabili, molti palos fino ad allora riservati al cante (martinete, romeras, tarantos) e soprattutto, i balli più allegri e leggeri come i canasteros (rumba gitana, tanguillo, bulerias) o quello di origine folklorica come il fandango e la sevillanas. El baile flamencO
Tra gli
anni Sessanta e gli anni Ottanta il flamenco vive momenti di grande
diffusione e successo, grazie anche alla comparsa di artisti di grandi
talento, tra questi El Farruco, Matilde Coral e Rafael El Negro, a lungo
insieme come componenti de Los Bolecos, Mario Maya, Carmen Mora e El
Güito, Antonio Gades e Cristina Hoyos, Manuela Vargas, Rosele, La
Ch’unga, e i più giovani Manolete, La Tati, Merche Esmeralda, Carmen
Cortès, Ana Parilla, Milagros Menjibar, Manuela Carrasco, Concha
Vargas, La Toñá. Alcuni di questi grandi artisti, formatisi spesso nel
ballet flamenco, si volsero al testro, cercando però nuovi moduli
espressivi, più consoni al pubblico moderno. Antonio Gades, ispirandosi
a opere come Bodas de sangre di Garcìa Lorca, da cui trae nel 1974 la
Crónica del sceso de bodas de sangre, la Carmen di Mérimée (Carmen
Story) o El amor brujo di De Falla (Fuego 1986), crea coreografie nelle
quali, senza abbandonare lo stile flamenco, stilizzato secondo gli
insegnamenti del suo maestro Escudero, porta i suoi ballerini a operare
come veri attori, interpreti di una storia danzata dove il flamenco
assolve la funzione di linguaggio. LA TECNICA DEL BAILE FLAMENCO
La tecnica del baile flamenco è molto complessa e richiede anni di
studio per essere veramente assimilata. I MOVIMENTI DEL CORPO
I
movimenti del corpo sono vari, alcuni più tipicamente femminili, come le
ondulazioni del busto e delle mani, detto braso, o il chiudersi e il
rannicchiarsi per poi allungarsi verso l’alto; altri prevalentemente
maschili, più sobri e limitati, caratterizzati da atteggiamenti ieratici
in contrasto con la forza e la frenesia delle parti ritmiche delle
escobillas, punto forte del baile maschile. Juerga Flamenca di Acireale (CT) diretta da Grazia
Maugeri Profesor de Baile della Spanish Dance Society: Corsi di Flamenco
– Danze regionali Spagnole – Danza Estilizada – Escuela Bolera –
Preparazione per gli esami della Spanish Dance Society – Corsi distinti
per età e livello
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